sabato 28 gennaio 2012

Cittadino del mondo

Il link in basso porta alla prima pagina del "Giornale" che il 27 gennaio apre con il titolo "A noi Schettino a voi Auschwitz". Il fondo di Alessandro Sallusti si legge bene, anche se è in caratteri piccoli. Certo, non è una risposta molto elegante, ma nemmeno l'articolo di Jan Fleischauer sul settimanale tedesco "Der Spiegel" è un esempio di buon giornalismo. Sorprende soprattutto il fatto che l'autore del pezzo affermi che il popolo tedesco è una razza.

A NOI SCHETTINO A VOI AUSCHWITZ

Accidenti, non lo sapevo! So, invece, che esiste la razza del pastore tedesco, del pastore maremmano, del gatto persiano, eccetera. Ero convinto che il periodo in cui si distinguevano i popoli in razze fosse finito con la fine della Seconda guerra mondiale e la fine del nazismo e fascismo. Ora la "moda" è cambiata: i popoli si suddividono in etnie, non in razze. Ma forse Fleischauer intendeva dire che il popolo germanico è caratterizzato da un'unica etnia di grandi tradizioni. Forse.

Come esperienza personale, posso dire che non ho avuto questa sensazione. Nel 2003, in occasione del Salone dell'automobile, andai a Francoforte. Giuro che fui stupefatto dalla scarsità di "ariani" che incontrai in quei tre giorni di permanenza. Incontrai, invece, persone di tutte le etnie, tant'è che quando tornai a casa commentai con gli amici: "Se fosse vivo oggi Hitler e andasse a Francoforte, si suiciderebbe a vedere che i tedeschi non sono più quelli che lui sognava.

Per documentarmi meglio, però, sono andato su Wikipedia ed ecco quello che ho letto: "A dicembre 2004 si stimava in circa sette milioni il numero di cittadini stranieri registrati in Germania, e ben il 19% della popolazione del paese era formata da residenti di discendenza straniera o parzialmente straniera. I giovani hanno maggiori probabilità di essere di discendenza straniera rispetto alla popolazione più anziana, 30% dei tedeschi con meno di 15 anni hanno almeno uno dei genitori nati all'estero. Nelle grandi città il 60% dei bambini di età compresa tra 0 e 5 anni hanno almeno uno dei genitori nati all'estero". Insomma, in sintesi un cittadino tedesco su cinque non ha origini tedesche.

Egregio Herr Fleischauer, dopo centinaia di anni che i popoli europei si sono scannati gli uni gli altri con guerre continue che sono durate anche fino a trent'anni, da qualche decennio stiamo cercando pacificamente di far diventare l'Europa una sola nazione. E' il caso ora di fare ricorso ai soliti stereotipi dell'italiano fatto così, del francese fatto colì, dell'inglese... eccetera? O forse è meglio cercare di trovare le cose che ci uniscono e insieme costruire una Europa nella quale si evitino tragedie come quella che ci ha fatto celebrare il 27 gennaio come giornata della Memoria?

L'Italia è un miscuglio di etnie: arabi, normanni, greci, fenici, ecc. Ma siamo italiani ed europei. Il mio cognome è Bernardi, dal tedesco "bear hard", orso vigoroso e la mia tribù varcò le alpi provenendo dalla Germania più di mille anni fa. Come vede, potrei vantare le stesse sue origini, ma sono nato a Napoli. E sono orgoglioso di essere napoletano, così come sono orgoglioso di essere italiano, così come sono orgoglioso di essere un cittadino europeo, così come sono orgoglioso di essere un cittadino del mondo. Il mio mondo, senza distinzioni di etnie, nazionalità, colore della pelle, credo religioso.

mercoledì 18 gennaio 2012

Onore

Ieri sera a Radio Londra, parlando della disgrazia di nave Concordia, Giuliano Ferrara ha detto parole che - per una volta - approvo completamente. In particolare una parola: Onore. Alle parole di Ferrara aggiungo che a mio avviso l'Italia marinara, direi anche l'Italia tutta, ha perso l'Onore nei confronti del mondo. Il comportamento di un capitano di nave sopraffatto dalla paura ha cancellato in una notte decenni di atti di eroismo in terra, in mare e in aria. Sappiamo bene che cosa farebbe un comandante giapponese nella stessa situazione. Non posso pretenderlo da parte di Schettino né lo auspico. Ma che lui presenti le sue scuse all'Italia intera questo sì. Ci ha disonorati; faccia allora un atto di pentimento e chieda scusa a tutti gli italiani.

sabato 7 gennaio 2012

Sei gennaio

Oggi sono 40 anni dalla morte di mio nonno Romolo. I genitori di mio padre non li conobbi: nonna Carmela morì nel 1922, quando mio padre aveva nove anni; nonno Giovanni nel 1943 e mio padre era prigioniero in India. Dei genitori di mamma, nonna Filomena morì che ero troppo piccolo per conservarne il ricordo. Così mi rimase solo nonno Romolo, che accompagnò con la sua figura di uomo anziano e saggio prima la mia infanzia poi l'adolescenza.

Era giovedì 6 gennaio 1972; frequentavo la Scuola di applicazione di artiglieria a Torino, ma ero a Roma dai miei per le vacanze natalizie. Il giorno dopo sarei dovuto rientrare a Torino. La mattina il nonno aveva lavorato ai suoi conti di commercialista; poi il pranzo. Nel pomeriggio si mise a riposare, ma non si sentì bene, così chiamò mamma; poi anche me. Si spense come si spegne una candela: ultimo anelito, ultimo tremore di fiamma.

72. Nonno

Il nonno si addormentò
nel letto della cameretta
Aprì la finestra in alto
lei
la figlia
per lasciarlo andare
finalmente libero
Ma non se ne andò
Forse un attimo
solo un attimo
a salutare la sposa
che riposava da tanto
Non se ne andò
La sua presenza
da quella adolescenza
appena terminata
a questa maturità
indicarmi la strada
cancellarmi le impronte sbagliate
prendermi per mano
confortarmi